L’oscuro passeggero

No, non sono diventata Dexter, prendo solo in prestito le sue parole perché sono convinta che ognuno di noi abbia il suo oscuro passeggero, il demone o come vogliamo chiamarlo. A me piace molto oscuro passeggero, proprio perché si comporta come tale, staziona negli abissi dell’anima e quando ha finito la sua corsa, il suo percorso, si aprono le porte e lentamente va via.

Quando arriva non si sa. Ad un certo è lì con i suoi occhi neri e abissali che risucchiano tutto. Un’ombra, come un dissennatore, e non c’è cioccolato che tenga. Si può provare a raddoppiare la dose, ma non funziona. Il risultato è sempre lo stesso.

Non so se l’oscuro passeggero si stia nutrendo o se si stia solo divertendo.

Sussurra parole così piano, che si sentono, sono già nella testa. Si ripetono all’infinito. Ed è tecnologico, o quasi, possiede un proiettore e si diverte a guardare e a riguardare le immagini più tristi, brutali, deludenti o strazianti. In loop. Magari di notte, per mangiarsi le ore di sonno. Perché probabilmente è ghiotto di tempo, non gli basta mai. E’ invadente, pervasivo come quelle quelle erbacce che più le sradichi e più crescono. Continua ad intaccare tutto. Continua a sussurrare parole che non hanno ragione, parole sbagliate, parole che non esistono, ma siccome piega la tua volontà tu ci credi, e anche se ti metti sotto il sole, il sole non c’è. Che colore hanno i colori? Cosa fa la differenza fra una cosa e un’altra? E la forza, la voglia di fare qualunque cosa? Se le mangia a colazione quelle!

Cosa succede? Se il pilota automatico non è abbastanza efficiente tutto si ferma. Altrimenti si va avanti in linea retta, in maniera innaturale e robotica, con una bella mascherina sulla faccia, mentre dentro lui si diverte a spegnere tutte le luci e malgrado questo i suoi occhi neri più nero del buio continuano a fissarti e inesorabilmente portano via ciò che resta.

Non ci incontravamo da circa 20 anni io e lui.

Guardo il cielo dalla mia finestra, un aereo è appena decollato e si incrocia in prospettiva con una cornacchia che sta planando sul tetto di un palazzo. Fuori è tornato il sole dopo la pioggia che ogni anno accompagna la mia città in questo giorno di Festa Manna, perché è la festa di Efisio, ci la tolto la peste. L’oscuro passeggero vale come peste? Chissà!

Le tegole di alcuni tetti sembrano brillare sotto i raggi di questo sole tardivo e in sottofondo gli uccellini si stanno scatenando. Chissà cosa si dicono… E’ tornato anche il vento, e fa sbattere le persiane.

Si potrebbe quasi sorridere. Ma non oggi perché l’oscuro passeggero quell’impulso se l’è mangiato come antipasto all’arrivo. Però ha portato lacrime ” acqua che non si ferma più”.

Tutto questo discorso che forse ha anche poco senso, ( ma i pochi se ancora ci sono, che mi leggono, ormai lo sanno. Scrivo senza senso dal 2005) per dire cosa?

Prima di tutto, visto che ognuno di noi ha il suo oscuro passeggero o come volete chiamarlo, abbiamo un arma contro di lui: lo conosciamo. Può fregarci all’arrivo, ma poi sappiamo che è lì a prendersi tutto.

Secondo, lui non sa e se non lo sapete neanche voi ricordatevelo, che abbiamo degli alleati. Perché ad un certo punto quando sta mangiando troppo dobbiamo chiamare i rinforzi, altrimenti quelle porte non si apriranno e lui resterà lì troppo tempo.

Se ancora non ha spento tutte le luci, usiamo ciò che è ancora acceso per riunire un esercito e mandarlo via. Perché le prossime fermate siano piene di luce, di colori e bella musica. Perché i colori hanno un colore che merita di essere contemplato ancora e per sempre. E perché non è sbagliato essere fragili, chiedere aiuto e accogliere l’aiuto che ci viene offerto. Non significa essere sconfitti. Anzi.

Quando l’oscuro passeggero scenderà, facciamo in modo che si porti via tutto quel ciarpame vecchio, nuovo o residuo, le zavorre, la polvere, e la sporcizia. Perché la corsa non può finire così e abbiamo sempre margine per decidere dove vogliamo arrivare e soprattutto come.

Lascia un commento