La vittoria nella resa

Negli ultimi 5 mesi sono stata impegnata con un seminario a teatro che mi ha dato del filo torcere, ma questo filo è riuscito ad intrecciarsi agli altri fili della mia vita, regalandomi, oltre ogni mi aspettativa, tantissime consapevolezze e moltissime soddisfazioni.

Il mio personaggio era un alieno parassita che aveva assediato il corpo di una povera ragazza.

Avevo dunque oltre me stessa, Calibano e Sonia, altre due persone, altre due voci, altre due storia… Non per niente la canzone che ho scelto era due destini dei tiromancino…

Questa situazione di “convivenza” interiore mi ha portata a considerare Milly come una specie di parassita odioso che si diverte a tirare i fili dei miei centri del mio cervello facendomi stare male e più la combatto più si impunta. Così ho imparato ad arrendermi. Mi stanco 10 volte prima e di più di una persona sana ( uso questa parola per indicare una persona non affetta da fibromialgia e altre patologie importanti) cosa ci posso fare? devo insistere e consumarmi? NO! Mi arrendo… ed arrendendomi la frego! Mi riposo, strutturo le mie giornate frammentandole, prendendomi il tempo per recuperare ed essere efficiente. Forse non potrò fare tutto… o forse si, devo solo occuparmene. Ho l’astenia? Chiudo i battenti. Succede spesso purtroppo, e allora basta, mi corico e arrivederci. Ha senso arrabbiarsi come ho fatto fino a poco tempo fa? Ha senso disperarmi per non essere uguale agli altri? Direi di no, l’ho fatto tutta la vita per poi scoprire che in fondo mi piaccio diversa, per cui lo sarò fino in fondo. Mi riposo, basta, alzo le mani mi arrendo. Faccio le cose molto lentamente… le frammento, se è troppo mi fermo CI SI ARRENDE!

E così facendo mi sono resa conto di stare meglio. Non è ignorando Milly che la sconfiggerò, ma anzi è proprio arrendendomi a lei che poi sta zitta. Tutte le mie scelte adesso la comprendono, perché lei è il mio Calibano, ogni tanto prende il controllo e io le faccio credere che sia così, ma in realtà sono io che sto decidendo di arrendermi. Perché non si può persistere in una direzione se non porta a nulla. Siamo io e lei in questo corpo, in questo corpo e io non so perché lei sia arrivata ma dato che c’è ignorarla non è corretto, e non è neanche corretto lottare per sentirmi uguale… a chi poi non saprei, quando tanto io non lo sono, e non lo sarò mai.

Sto vincendo, sto realizzando un altro dei miei sogni, e spero sia il colpo di grazia per Milly. Lo so che 100 km non sono nulla per voi, e c’è chi giudicherà la scelta del mio percorso, ma io non scelgo mai le cose a casaccio, io ho scelto una sfida, ho scelto di attuare questa sfida facendo una piccola parte di un’impresa che ho rimandato per 10 anni perché era sempre troppo difficile.

Ora le ho dato un senso, un motivo e una concretezza e chi ha qualcosa da giudicare dovrà arrendersi… io sono io, decido io e valuto io le mie scelte 😀