SERIAL WATCHER: Bridgerton 1stagione

Oggi inauguro una nuova rubrica ( ci avevo già provato scrivendo un trattato ma poi ho perso tutto) in cui mi piacerebbe parlare a modo mio delle serie Tv che seguo, che scopro, e di su cui mi va di riflettere.

Essendo una guardatrice seriale ho decido di chiamare così la rubrica, e il titolo sarà sempre riconoscibile e senza fronzoli.

Inizio dunque da Bridgerton, serie uscita su Netflix il 25 dicembre e prodotta dalla donna che ci azzecca sempre: Shonda Rhimes.

La trama non è molto difficile e vista l’ambientazione ottocentesca che ci fa ricordare subito i romanzi della Austen o delle sorelle Bronte, è anche abbastanza intuibile: Inghilterra, Londra, 800, famiglie nobili e ricerca di mariti fra balli, eventi, scandali sventati e dicerie.

Protagonista è la famigli Bridgerton che consta di 7 figli e una Lady, vedova che deve cercare, in questa prima stagione di maritare la più grande delle femmine Daphne.

Accanto a questa famiglia, si narrano in parallelo le vicende della famiglia Featherington che consta di 3 figlie femmine, la più piccola Penelope è grandissima amica della seconda delle sorelle Bridgerton: Eloise.

Tutte le faccende, sarebbero un susseguirsi di segreti e sussurri se non fosse per la presenza di una misteriosa Lady Lady Whistledown, che vede, sente e riporta tramite un gazzettino tutto quello che succede nell’alta società, sbugiardando, lodando, affossando famiglie, figlie e rivelando segreti e pettegolezzi.

A questi 3 ingredienti si aggiunge il fatto che non siamo in presenza della solita storia stile romanzo di formazione, si va ben più in profondità, oltre il romanticismo.

Ciò che la serie mostra è la terribile e faticosa vita delle donne, ma di riflesso anche degli uomini, a causa delle responsabilità, dei formalismi e delle regole sociali dell’epoca.

La fatica dell’apparenza, e della ricerca costante della perfezione, il contenersi sempre e comunque, la difesa quasi assurda della reputazione e il rischio perenne e costante di finire intrappolati ( uomini e donne) in matrimoni senza amore basati su accordi, contratti e compromessi a volte dolorosi da portare avanti. Amori proibiti, amori segreti, amori celati.

In questa prima stagione tutto questo viene vissuto in prima persona da Daphne, che cade nella sua stessa tela innamorandosi del ( superfigo) Duca di Hastings, vecchio amico di suo fratello che per motivi legati a traumi infantili rifiuta matrimonio e figli. Ciò che mi ha colpita è stata la totale assenza di qualunque informazione fosse legata alle dinamiche matrimoniali e dunque sessuali. Personaggi fondamentali nella storia e credo che la questione sia veritiera, sono le cameriere e le governanti. che probabilmente dalla loro posizione così bassa nella scala sociale dell’epoca erano forse più libere di parlare, informarsi fra loro e insegnare come si vive, persino ai loro “superiori”. 

E l’amore? certo che arriva. Se ne parla eccome, ma non è un amore alla Lizzy e Darcy. E’ più un amore vicino alle dinamiche reali: ci si conosce, ci si frequenta, ci si piace, ci si avvicina e si capisce che è nato qualcosa di più. Ma non solo, vengono prese in considerazione tutte le conseguenze della storia, del passato e dell’educazione di Daphne e Simon, che creano problemi, tensioni, litigi, ma che vengono superate in nome dell’amore, del rispetto e della voglia di avere un futuro degno di questo nome. 

E dunque si arriva così in  puntate ad un lieto(?) fine per alcuni dei personaggi, come Marina, che rimasta incinta deve ripiegare su un matrimonio senza amore ma che la proteggerà da una vita di stenti e povertà e soprattutto tutelerà il futuro di suo figlio. Ogni finale però ( altre vicende sono rimaste praticamente in sospeso) non è stato regalato a nessuno. Daphne e Simon ci arrivano per gradi, Marina per buon senso. Si rinuncia all’orgoglio per qualcosa di più grande, ma ogni personaggio ci arriva soffrendo, ragionando e crescendo.

Direi che si va oltre il romanzo di formazione perché la risoluzione della storia in questo caso è la propria realizzazione di persona, di uomo, di donna, che deve cercare di sopravvivere e trovare una sua felicità e stabilità all’interno di una prigione dorata dove tutto è apparenza.

Non tutti ci riescono, e per gli altri ci saranno le prossime stagioni, spero, ma sicuramente è una visione moderna e decisamente non melensa di un periodo storico che è sempre stato presentato come romantico e sentimentale ma che rappresenta invece un ottimo spunto di riflessione sulla figura della donna, sulla vita degli uomini e sulle difficoltà della vita, del crescere e del diventare adulti.

Possiamo trovare punti di contatto con il nostro presente? io credo proprio di si, perché l’uomo è una costante nel suo essere umano, sempre e comunque, e credo sia questo ciò che personalmente mi ha affascinata tanto.

5 stelle. E visione consigliata!