Ma com’è possibile?

E’ come risvegliarsi da un lungo periodo di torore, in cui nella mente si affollano tutti i ricordi.

e ogni ricordo è un tempo…tanti ricordi e tanto tempo…

Ed è vero…ripensando a Vitangelo Moscarda, che noi non possiamo vederci vivere siamo così tanto immersi e forse assorti nella nostra vita che non vedendola scorrere “nuotiamo” fra gli errori, lasciandocene circondare…e poi solo alla fine quando il danno è fatto ci rendiamo conto come per magia che qualcosa non è come si vorrebbe.

Ma come è stato possibile, ci si chiede?

Sono io, sono gli altri, è la situazione?

La risposta non c’è. C’è solo un senso di disappunto che ti dice che non va bene. Ma non sapresti dire poi come si potrebbe cambiare.

E allora ecco l’errore…o comunque quello che in genere è l’errore…procrastinare.

Restare fermi.

Aspettare.

Senza agire, tenendo il fiato per vedere poi cosa succede.

E razionalmente ti dici: che cosa vuoi che succeda?le cose non piovono dal cielo, se vuoi qualcosa devi agire.

Ma quando non sai cosa vuoi, quando sai da dove si è parititi e non sai come agire…è difficile muoversi.

Ma non voglio stare ferma.

Agisco, ma quasi per inerzia.

Trascinata dalla precarietà della vita.

Il primo lavoro che trovi.

Ok è fatta.

Sospiro di sollievo perchè non è un call center.

Ora posso davvero escluderli e cercare qualcosa che faccia parte dei miei ultimi 11 anni di vita.

Se non arriva almeno non sarà un call center.

Sarà un’altra cosa.

Cosa non lo so.

Bisogna assolutamente andare avanti. Stando fermi ad aspettare gli eventi che non possiamo controllare.

Ma poi dov’è la vita? che cos’è?

E’ una beffa!

E’ una strada che non esiste. In fin dei conti hanno ragione i costruttivisti.

Tutto si costruisce nell’immediato.

Noi costruiamo la realtà…e la vita.

La vita esiste come concetto generico, ma la vita ognuno di noi se la fa in itinere.

Non esiste fare progetti…a volte anche i sogni possono far male…Anche se ci spingono verso i nostri traguardi.

Ma poi tutto cambia, il terreno su cui camminiamo può franare all’improvviso.

I rapporti cambiano e non sai neanche perchè.

All’improvviso ci si sente sperduti nella vita, e non ci sono respiri, solo sospiri che danno l’impressione di aver preso più ossigeno.

E c’è la aura di aver sbagliato tutto, di stare sbagliando e di sbagliare ancora.

L’ottimismo sio trasforma semplicemente in: speriamo solo che non vada peggio così…ma occhio, tieniti sempre pronta. Potrebbe succedere.

Era nello stallo che cresceva il germe della follia? Selvini-Palazzoli, aiutami tu…i giochi psicotici …la coppia in stallo.

No.

Non sono io a vaneggiare. Non ancora.

Sento però che tutto intorno a me…crepa ( nel senso di parti con le crepe, non che tutto muore!)

Il pensiero fisso della settimana è: e se tutto dovesse rimanere così?Come farò?

( è una domanda retorica. so la risposta…ma non voglio pensarla, ne accettarla!!!)

E ora basta.

Ora si va a lavorare,

La mia bella cuffietta microfonata mi aspetta.

La schiera dei nuovo veri combattenti si preparara alla battaglia del quotidiano: siamo noi, i laureati-precari-a progetto.

Con le cuffiette, le fotocopie e quant’altro…Noi eroi di questo medioevo post-moderno, siamo i soldati che lottando per conquistare un pezzo di futuro in un mondo che nanche sa come finirà il presente.

non sarà mai un giorno facile

Assolutamente.

Perchè il pensiero vola sempre da te…ai ricordi, alle letterine che conservo, a quella nostra foto che ora vorrei tanto poter guardare, ma non la ho più. Il nostri capodanni…le tue risate, i tuoi capelli…Le nostre chiacchierate.

La fine così strana, ma forse inevitabile e poi…la tragedia.

No. Non potrà mai essere un giorno facile. La tua foto sul giornale. Il titolo. La chiesa…il giallo dei tuoi girasoli…

Questo non è un giorno facile.

Non lo sarà mai, perchè è il giorno in cui ti ho persa per sempre.

 

scomposizione del dolore

L’altra notte visto che era impossibile prendere sonno riflettevo sull’andamento del dolore.

Stimolo doloroso ( dolore interiore)

Risposta: 

Le risposte sono sempre varie e variano a seconda della personalità della persona.

Sgomento. Rabbia. Negazione. Confusione. Schock.

Poi lentamente tutto questo si trasforma e si passa ad una reazione più fisica come ad esempio, urlare. Sfasciare tutto. Insultare…

Piangere.

Cos’ tanto da singhiozzare, così tanto da non sentire più nient’altro che le vene sulla fronte che pulsano e tirare su col naso perchè altrimenti sarebbe impossibile respirare.

E poi…lentamente…qualcosa nel petto sembra sciogliersi.

Il cuore ( anche se fisiologicamente il cuore non si scioglie).

Il cuore sembra scivolare giù verso un posto ignoto. Ma sappiamo che è profondo.

E piano piano mentre sciola, da come la sensazione di un fluido che scende lentamente dal petto verso la pancia.

Forse quello è l’apice del dolore. Il cuore che si scioglie.

E le lacrime, quelle lacrime proprie di un (sano) comportamento regressivo, ma così terribilmente inevitabile…E gli occhi si gonfiano.

A dire il vero si gonfia tutta la faccia.

Il respiro è interrotto dai singhiozzi, e più le lacrime scendono più il singhiozzo aumenta, e il cuore si scioglie iù velocemente e  non è più un fluido ma qualcosa …come si vivo…che ora non scivola più. E’ una mano invisibile che sta strappando l’ultimo pezzo di muscolo ancora attaccato al petto. E fa così male che vien voglia di gridare.

E in momento solo: il cuore si rompe, le lacrime scendono, il respiro si blocca e partono i singhiozzi e le grida diventano un suono unico e disperato che niente e nessuno sa riprodurre…L’istinto è quello di soffocare le grida portandosi le mani la volto o premendoci sopra un cuscino, o la spalla di qualcuno…se qualcuno ci abbraccia.

Tutto questo dura pochi minuti perchè dopo il picco massimo l’organismo ha necessità di calmarsi…per poi ricominciare. Perchè  in quel momento di massimo picco il cervello non può formulare un pensiero.

Il dolore mangia tutto.

Ma con la calma ritorna a funzionare e allora il processo ricomincia.

E il tempo è variabile.

Fino a che poi il cuore cessa di esistere come entità interiore.

Non c’è più, e la sensazione è che con quell’ultimo strappo, la mano invisibile abbia trascinato con sè l’intera anima, l’intera gamma di slanci emotivi possibili. 

Il vuoto.

Come se dentro il corpo non ci fosse più niente.

Anche le lacrime dopo un po’ non escono più.

E’ il cervello, il grande capo che comanda. 

Ci dice: basta. 

Se non smetti subito tutto il sistema andrà in perdita e non c’è abbastanza zucchero, non ci sono energie. E’ necessario bloccare il pensiero, bloccare le lacrime. Respirare. Perchè il corpo è troppo stanco anche per piangere ancora.

E’ così.

Credo che siano sensazioni comuni.

Il dolore è fatto così.

E’ un lutto. 

In seguito a seconda del problema si nega, ci si arrabbia, poi si comprende, e ci si rassegna.

Tutto sembra poi tornare verso un equilibrio, perchè nonostante tutto la vita va avanti, il corpo va avanti, per inerzia.

Ma dentro anche se le ferite si chiudono, anche se i dolori si alleviano…Restano piccole cicatrici… e si sa…con il freddo bruceranno per sempre.