Dirsi addio

E’ passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che mi sono rifugiata in questa mia piccola isoletta di pensieri. Chi mi segue, se esiste ancora qualcuno che lo fa, sa che non riesco a tornare qui a comando, seguo sempre una specie di richiamo. E poco fa durante la passeggiata con Gilda, è arrivata una valanga emotiva, un’onda che mi ha spinta direttamente verso questi lidi condivisi eppure così intimi.

L’anno sta per concludersi e anche se io lo vivo sempre come un continuum, non so per qualche motivo ( o forse lo so fin troppo bene) oggi mentre camminavo e constatavo che la serata è tiepida e piacevole, un misto di gratitudine e nostalgia mi si è aggrovigliato in petto, e nel guardare la fragilità di Gilda ho sentito che non potevo evitare un piccolo bilancio.

E’ stato decisamente un anno particolare. Un anno fa prendevo confidenza con la mia nuova interezza, capivo la mia essenza, mi scoprivo finalmente come non sbagliata, non aliena, non strana, ma prevista in natura ed utile al mondo. Allo stesso tempo il dolore per le condizioni di Gilda e per una delle persone più importanti della mia vita che non sta bene mi ha devastata nel profondo. I primi mesi dell’anno li ho trascorsi a piangere, mi fermavo solo per lavorare. Poi ricominciavo. Stavo per mollare anche il teatro perché non avevo forze, e sono sopraggiunti a schiacciarmi anche altri problemi. Non riuscivo più a vedere una via d’uscita, tutto mi si sarebbe sgretolato davanti senza poter far niente.

Uno dei miei punti critici: il mio rapporto con la passività. Non riesco ad accettare. Non posso. Devo reagire, trovare soluzioni. Ma in entrambi i casi non ce ne sono.

Ma dopo 3 mesi la mia naturale inclinazione al reagire ha prevalso, e forse anche grazie allo yoga ( che sono riuscita a riprendere dopo molti mesi, trovando il posto perfetto) ho ricominciato a respirare. E mi sono ricordata che non serve altro. Respirare. Un respiro alla volta. Insieme a Gilda, che sei miei respiri ha bisogno, perché se respiro sono viva, se sono viva sono forte, se sono forte la sostengo. E così lentamente ho fatto. Ho respirato, e respiro dopo respiro ho anche iniziato sempre di più a prendere confidenza con la mia alta sensibilità. Sono stata a Bologna al primo convegno nazionale ed è stato meraviglioso ed emozionante! Ho iniziato a capire, ed integrarmi in me stessa, sempre di più fino ad arrivare ad un totale cambiamento di stile di vita.

I confini. Questi benedetti confini che sono così importanti, così sacri!

Siamo costruttori di noi stessi e lo siamo davvero quando impariamo a costruire i confini che ci servono per salvarci, per proteggerci e per amarci. E se riusciamo in questo intento allora saremo in grado di amare gli altri in modo molto più vero, sincero e profondo.

Io e Gilda abbiamo trascorso un’estate meravigliosa, tra yoga e passeggiate al parco dopo il lavoro, o nei momenti liberi. Per la prima volta dopo non so più quanti anni non sono arrivata a settembre già col sovraccarico cronico, stanca ed esaurita, ma al contrario, ero serena, lucida, e stanca nei momenti giusti. Ho quindi deciso di portare avanti questo cambiamento di stile di vita, e siamo arrivate fino ad oggi.

Ovviamente l’autunno porta sempre un cambiamento di luce, dopo un picco di speranza, le condizioni di Gilda si sono aggravate. Il capitolo finale della nostra storia ha avuto inizio. Lo scriveremo un respiro alla volta e faremo di tutto per non perdere il sorriso.

Ho un’immensa gratitudine per il 2023 perché è stato un anno decisamente importante che fino all’ultimo mi ha portato doni che non avrei mai immaginato. Doni che conservo gelosamente perché meritano tutta la delicatezza e la cura che posso riservare loro.

Nel 2023 ho ricevuto molte conferme, ho imparato a mettermi al centro, ho imparato ad avere ancora più cura di me stessa, ho ridefinito in positivo ogni evento negativo e mi sento ricca di piccole di cose. Per questo accanto all’immensa gratitudine c’è un po’ di nostalgia, perché alcuni momenti sono e resteranno unici, incastonati per sempre nei miei ricordi. Ho imparato a farmi bastare ciò che resta quando tutto il resto scompare lentamente e lasciare più spazio all’amore perché è l’unica cosa che resterà quando la morte si poterà via i corpi. E ho imparato a ritrovare ogni cosa perduta nelle profondità del mio essere, perché niente è mai perduto per sempre e se ci aggrappiamo a quella fiammella di speranza che non si spegne neanche se ci soffiamo sopra, qualcosa di bello può sempre succedere. Ed è così che termina quest’anno così significativo, con una domenica piena di gratitudine e malinconia, con emozioni nuove e familiari, con lo stupore della relatività del tempo e la pigrizia che accompagna i giorni di festa. Domani è lunedì e si ricomincia lentamente a percorrere la strada di sempre, che aspetta di essere lastricata con i miei mattoncini dorati.

Se qualcuno è arrivato fino a qui, avrà una buona fetta di gratitudine e l’augurio di trovare interezza, sincerità e amore.

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